Oman

di Carla
Oman

questo articolo è stato pubblicato su Neos (Oman, il sultanato illuminato)

All’aeroporto di Muscat una grande scritta, attribuita al profeta Maometto, accoglie il visitatore: “Se tu fossi venuto dal popolo dell’Oman, non ti avrebbero mai insultato o maltrattato”.
L’Oman rivendica, a ragione, fin dall’ingresso nel paese il suo volto gentile e accogliente. E’ l’Islam che si vorrebbe, un mix di tradizione e progresso che rifugge dall’edilizia aggressiva degli altri emirati ma anche da ogni estremismo e fanatismo per offrire un paesaggio accogliente di forti e città a misura d’uomo, le dune del Rub-al-Khali e le oasi tropicali del Dhofar, catene montuose alte tremila metri e villaggi tradizionali, spiagge e riserve naturali.
Modernizzare il paese senza snaturarlo è stata, fin dal 23 luglio 1970 la scommessa di Qabus Bin Sa’id, il sultano recentemente scomparso che nei suoi 47 anni di regno è riuscito a trasformare l’Oman liberandolo dalla miseria e dall’analfabetismo, aprendolo alle relazioni diplomatiche con tutto il mondo arabo ma anche occidentale, avviando di un progetto sanitario che ha portato l’OMS a riconoscere la sanità omanita come la migliore di tutto il Medio Oriente, introducendo un sistema scolastico obbligatorio per tutti, e costruendo una rete di strade e autostrade che è passata dai 10 del 1970 agli attuali 15.000 km e collega le principali città, più tre aeroporti internazionali, e avviando inoltre un intenso programma di sviluppo del turismo.
Inevitabile il confronto con il vicino e splendido ma devastato Yemen, a cui l’Oman assomiglia per paesaggi e architetture e con gli emirati del Golfo da cui si differenzia per il panorama sobrio, quasi da paese socialista degli Anni ’60 che è la cifra dell’ibadismo, la corrente musulmana nata agli albori dell’islam che ha fatto dell’integrità morale, della cultura e del senso di identità le sue basi, mettendo al bando l’intolleranza e ogni forma di razzismo.
Il risultato è molto piacevole e rilassante per il visitatore: il paese si può girare liberamente con un’auto a noleggio, l’accoglienza turistica è capillare ed eccellente e gli incontri sempre cordiali e rilassati.

A iniziare dalla capitale Muscat o Mascate, raccolta attorno al porto e dominata dai forti portoghesi del XVI secolo di Al Jalali e Mirani, da cui si gode uno splendido panorama.
Un lungomare ricco di palme e giardini unisce il centro al palazzo Al Alam, la residenza dell’emiro e ospita una serie di locali e ristoranti e il suq ma l’attrazione della città è la Sultan Qaboos Grand Mosque, la terza moschea più grande al mondo, un trionfo di marmi, cristalli Swaroski e tappeti persiani che riesce a non sembrare pacchiano e che regola l’edilizia cittadina. Per legge, infatti, i i palazzi non possono superare i 91 metri di altezza del minareto.
C’è un organo vero, che fu fortemente voluto da Qaabos, appassionato di Bach, sul palco della Royal Opera House, uno dei dieci teatri d’opera più belli al mondo e l’unico in Medio Oriente, con una stagione di livello internazionale e architetture che si richiamano allo stile tradizionale omanita. Si può visitare accompagnati da una guida e ne vale assolutamente la pena.
E benché l’Islam sia la religione ufficiale e imponga qualche restrizione sulle bevande alcoliche (vietate) e sull’abbigliamento (no a pantaloncini corti e canottiere, ma i costumi da bagno in spiaggia sono ampiamente tollerati), in Oman ci sono anche chiese cattoliche e protestanti e templi indù per la numerosissima comunità indiana che gestisce interamente il settore dei servizi.
Anzi le due chiese cattoliche di Muscat le aveva fatte costruire a sue spese il sultano, ovviamente per dotarle di un organo.
Al di fuori dei centri abitati, l’Oman è soprattutto natura, sorprendentemente varia e ben tutelata grazie ai parchi che salvaguardano gli ambienti più fragili, In un territorio vasto come l’Italia ma con circa quattro milioni di abitanti, che spazia dal Golfo Persico all’Oceano Indiano, sono raccolti paesaggi tra i più vari.
Sterrati da brivido e orizzonti aspri e brulli al Nord nelle montagne dell’Hajar, con vette che superano i 3000 metri e vertiginosi canyon. Una zona adatta a trekking anche impegnativi mentre passeggiate più soft offrono i wadi, canyon spettacolari di vegetazione verdissima e acque turchesi che tagliano le montagne e sono amatissimi dai locali come dai turisti. Si può camminare, nuotare, esplorare grotte, scoprire paesini sperduti e sentirsi nel paradiso terrestre. Sono tanti, uno più bello dell’altro, alcuni nascosti, altri molto turistici, tutti indimenticabili. Se potete vederne uno solo allora Wadi Shab, a un’ora e mezza di auto da Muscat, che alla fine ai più coraggiosi (ma basta superare una piccola strettoia) offre una grotta segreta. Se amate aree più attrezzate, Wadi Bani Khalid offre bar e ristorante con tavolini e ombrelloni.
E poi naturalmente c’è il mitico deserto sabbioso del Rub al-Khali, il “quarto vuoto”, il “deserto dei deserti”. Ci sono diversi tour operator che organizzano escursioni interessanti e superattrezzate tra le dune, da poche ore a molti giorni, passando per la valle dove cresce l’albero dell’incenso, un affascinante e odorosa distesa di piccoli alberi nodosi che hanno fatto la storia, e la fortuna del paese quando da qui passavano tutte le rotte commerciali dall’Oriente all’Occidente.
Tutta la regione meridionale del Dhofar, a partire dalla capitale Salalah è da vedere perché pur dando accesso a uno dei deserti più aridi del pianeta, ha un microclima tropicale che le dona una vegetazione lussureggiante e abbondanza di acqua che attirano moltissimi uccelli migratori.
Infine l’Oman ha anche coste bellissime e spiagge infinite assai poco sfruttate dove depongono le uova tartarughe marine di ogni specie.
Il saggio sultano Qaboos aveva pensato anche a loro, istituendo la riserva di Ras Al Jinz che combina la tutela, lo studio scientifico e il turismo. Nel grande centro che sorge in prossimità delle spiagge dove ogni anno depongono le loro uova 20 mila tartarughe marine i visitatori possono alloggiare e partecipare a visite guidate che si svolgono in orari e con modalità studiate per non disturbare e danneggiare la posa.
E in tutto questo si mangia anche bene, un mix invitante di cucina araba e indiana con un tocco internazionale.

Alcuni siti
La Ras Al Jinz Turtle reserve
I wadi più belli dell’Oman
Ente del turismo dell’Oman

Qualche foto