Strage di ranger nel parco dei gorilla di montagna

di Carla

La notizia è di qualche giorno fa, un trafiletto su alcuni quotidiani e un comunicato del WWF passato quasi inosservato. La morte in Africa non fa mai notizia e di questi tempi conquisterebbe un titolo degno del nome solo un record di decessi da attribuire al Coronavirus, l’unico argomento che da mesi monopolizza l’informazione tutta.
La notizia è la morte violenta di 12 ranger e di 5 civili in un attacco armato al Parco Nazionale dei Vulcani Virunga, la più antica area protetta africana, nata nel 1925 per difendere una biodiversità straordinaria tra cui un’importante popolazione degli ultimi 880 gorilla di montagna inseriti nella IUCN Red List delle specie minacciate di estinzione a causa della perdita di habitat. Un patrimonio naturale di 780 km quadrati di foreste e savane, vulcani attivi e laghi.
Da quella lontana epoca il parco, che dal 1975 è inserito nella lista dei siti patrimonio dell’Umanità (World Heritage Site) ed è la maggiore attrazione internazionale della Repubblica democratica del Congo, è sotto tiro da parte dei bracconieri, dei cacciatori di legna da destinare alla produzione illegale del carbone e dei ribelli e dei gruppi armati che a vario titolo funestano l’area, al caldissimo confine del paese con Uganda e Ruanda. Sono molti gli interessi economici che si scontrano con la conservazione e le attività illecite servono a finanziare una criminalità diffusa spesso collegata agli interessi dei signori della guerra.
Soltanto negli ultimi 20 anni, per difendere il parco sono morti quasi 200 ranger. L’attacco precedente, costato la vita a cinque guardiaparco era del 10 aprile 2018.
Fra queste cime di oltre 4000 metri avvolte in una perenne foschia aveva trovato la morte nel 1985, uccisa dagli stessi bracconieri che tentava di combattere, anche Dian Fossey, la zoologa statunitense che aveva dedicato la sua vita allo studio dei gorilla di montagna e aveva fondato Il Karisoke Research Center per osservarli nel loro habitat originario.
Lo stesso direttore del parco, Emmanuelle de Merode, era stato ferito da un’arma da fuoco il 15 aprile 2014, durante un agguato teso da bande criminali.
Sul sito web del WWF, che dal 1960 è impegnato a sostenerne il Parco Nazionale del Virunga con progetti rivolti alle comunità locali e alla protezione di specie e habitat, è attiva la petizione che chiede all’Organizzazione Mondiale della Sanità di raccomandare la chiusura dei mercati di animali selvatici e che vengano adottate regole ancora più stringenti nei confronti dei commerci di fauna, sia per tutelare la salute umana che per il benessere degli animali che sono al centro di questi traffici. È possibile sottoscrivere la petizione su wwf.it/illegaltrade e serve anche per lottare contro il Coronavirus, che è nato, pare, proprio in quei mercati