La generosità di David Bowie

di Carla

Ho mancato un anniversario. Me ne sono accorta oggi e mi spiace tanto. In questi giorni sono presa da vicende mie, abbastanza spiacevoli, per tacere del contesto di spiacevolezza generale, ma non avrei dovuto dimenticare il 10 gennaio 2016, una domenica, e il risveglio di quella mattina.
La morte di David Bowie, annunciata due giorni dopo il suo compleanno e l’uscita di Blackstar, il suo disco più straziante, intimo, bello, rivelatore, mi era sembrata una bufala.
Ricordo il momento esatto. Mi sveglio presto, al solito, allungo la mano, prendo il telefono dal tavolino dove resta in carica durante la notte. Lo accendo, predisponendomi alla solita noiosa/rassicurante trafila quotidiana.
Un’occhiata alle notizie, alla posta, uno sguardo a Whatsapp, qualche giochino, che si dice su Facebook, Instagram, eccetera.
E vedo la notizia. Non ci credo. Rido da sola, un riso di totale, sprezzante, fiduciosa incredulità. Ogni giorno fanno morire qualcuno sui social, accidenti a loro, oggi è toccata a lui. Sarà forse un modo, bizzarro e orrendo davvero, ma chissà, per lanciare questo nuovo cd? Dalle case discografiche c’è da aspettarsi di tutto e dai social anche peggio.
Passa un po’ prima che mi assalga l’urgenza di controllare. E quando leggo che sì, è così spero in un equivoco, in una smentita, ancora non ci credo.  E, tengo a precisarlo, in fondo non ci credo del tutto nemmeno adesso.

Io so che David Robert Jones ha ucciso questa sua ennesima imago per essere libero, libero like a bluebird, va da sè. Forse è andato a fare il monaco in Tibet, come aveva pensato di fare da ragazzo. O forse è in quel bellissimo posto di cui a volte sua moglie, Iman, posta su Instagram vedute struggenti. Tonche Mountain, sui Catskills, il luogo dove dovrebbero essere state sparse le sue ceneri, così vicino eppure così lontano da New York.
Lei l’ha detto, del resto, in qualche modo: “Ho parlato di mio marito l’altro giorno con qualcuno e mi hanno detto: Intendi il tuo defunto marito? Ho detto, no, sarà per sempre mio marito”.
E anche: “Questi giorni, in prossimità dell’anniversario, sono i più tristi. Ma mi consola la convinzione che lui sia ancora con me, con noi. Si nasconde stando in piena vista”. Più chiaro di così.
E poi l’ho sognato. Forse in quella stessa pigra e fredda mattina domenicale. O forse l’ho immaginato. Il fatto è che il mio armadio è identico a quello che si vede nel video di Lazarus e dove Bowie entra, chiudendo la porta, alla fine della canzone. Davvero, uguale. E allora, nel sogno, nel dormiveglia, nel mio desiderio, quell’armadio si riapriva e lui ne usciva. Bello, come è sempre stato, fino all’ultimo giorno, pieno di grazia ed eleganza. Sorrideva e diceva: “Piaciuto lo scherzo?”. Quando ci penso, mi sento consolata.
Perché David Bowie ha accompagnato e credo davvero reso migliore la mia vita, fin da ragazzina. Il primo disco che ricordo, Space Oddity. Amavo la storia, amavo la musica e amavo quel fragile astronauta sperso nello spazio per sempre.  Ascoltarlo e riascoltarlo mi ha aiutato a imparare l’inglese.
Non ho mai pensato a lui solo come un cantante, o una popstar, o insomma, una celebrità. Era, potrei dire ugualmente bene è, una fonte di ispirazione, un motivo per sorridere, un esempio.
Ho letto, credo (quasi) tutto su di lui e sulla sua vita e ho solo il rimpianto di non aver mai visto un suo concerto, soprattutto l’ho avuto visitando la mostra che gli aveva dedicato nel 2013 il Victoria and Albert Museum di Londra e che in Italia è arrivata postuma a Bologna, nel luglio del 2016, dove quell’incredibile capacità di suonare e interpretare di tutto, cambiando ogni volta stile ma restando sempre inconfondibilmente lui, emergeva da ogni video.
E poi non solo le canzoni, ma i film, Furyo, L’uomo che cadde sulla Terra…
Ma una cosa è stata poco detta, fin qui, su David Bowie, benché sia stato detto e scritto praticamente di tutto, e cioè che era una persona incredibilmente generosa. Lo racconta Gianluigi Ricuperati nel suo nuovo libro appena uscito per Piemme, che si intitola, appunto Generosity
Benché mi sia parente, non credo che abbiamo mai nemmeno accennato a questa nostra passione comune. E’ solo una bellissima coincidenza, ma mi rende particolarmente orgogliosa e felice di leggerlo su questo tema.