L’olio è autentico, parola di IA

di Carla

Olio d’oliva alla prova dell’IA. I ricercatori dell’Università Cattolica, campus di Piacenza, hanno dimostrato la possibilità di smascherare le frodi alimentari sulla filiera degli oli extravergine usando un algoritmo dell’Intelligenza Artificiale che “avverte” la presenza di certe molecole nell’olio prodotto con l’oliva taggiasca ligure.
Lo dimostra uno studio pubblicato sulla rivista Food Chemistry e coordinato da Marco Trevisan, Preside Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali e Luigi Lucini del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari per una filiera agro-alimentare Sostenibile – DiSTAS.
“L’olio di oliva – afferma il professor Trevisan – è sicuramente una delle matrici alimentari maggiormente a rischio di frodi, e questo vale soprattutto per gli olii riconosciuti, come la taggiasca ligure, per il quale il consumatore è maggiormente disposto a spendere”.
Il problema delle alterazioni è reale. Secondo la Coldiretti oltre una bottiglia di olio extravergine d’oliva su quattro (27%) è risultata falsa e nel 2021 sono arrivati 540 milioni di chili di prodotto dall’estero, quasi il doppio della produzione nazionale (+80%).
Lo studio è partito dalle caratteristiche che distinguono la varietà, indicando due classi di composti chimici, i polifenoli e gli steroli. Complessivamente i ricercatori hanno utilizzato 408 campioni di olio tutti georeferenziati e provenienti da tre stagioni di crescita consecutive, avvalendosi del supporto del Consorzio di Tutela Olio DOP Riviera Ligure.
Nonostante la cultivar, la stagione, l’altitudine di crescita e l’origine geografica contribuissero al profilo fitochimico, l’intelligenza artificiale ha permesso di identificare marcatori specifici di autenticità. In particolare, i derivati del colesterolo e alcuni antiossidanti come i polifenoli (tirosoli e oleuropeine, stilbeni, lignani, acidi fenolici e flavonoidi) sono risultati i migliori marcatori.

Successivamente i risultati dei test eseguiti con l’intelligenza artificiale sono stati valutati con metodiche analoghe e la sensibilità dell’algoritmo è risultata del 100% (32/32), ovvero l’AI è in grado di riconoscere sempre l’olio da taggiasca.

In pratica, spiega il professor Lucini, il funzionamento del modello dell’Intelligenza Artificiale usato in questo studio, come concetto, è lo stesso del “face ID” del telefono: anche se alcuni parametri cambiano (nel face ID, ad esempio indossare o meno gli occhiali, la lunghezza della barba etc. o, nella taggiasca, la fisiologica variabilità da una stagione all’altra), il set di informazioni contiene alcuni “fattori” (in questo caso contenuto e tipologia di alcuni composti fenolici o steroli), che sono caratteristici e quindi distintivi della autenticità dell’olio.

“Complessivamente, la ricerca ha individuato oltre 1500 tra polifenoli e steroli che sono utilizzati dal modello a reti neurali, anche se circa 45-50 sono risultati quelli più caratterizzanti, i cosiddetti marker, il cui profilo (presenza/assenza ed abbondanza) aiuta a discriminare l’extravergine ottenuto con la Taggiasca”, precisa il professor Trevisan. Tra i composti più rappresentati ci sono antiossidanti come i flavonoidi, gli antociani ed i lignani, tutti di natura polifenolica.

“Questo lavoro – conclude – dimostra ancora una volta che l’ambiente lascia una impronta ben distinguibile sui suoi prodotti; in biologia si parla di interazione varietà di pianta-ambiente, in enologia si chiama “terroir”, ma in tutti i casi si intende che una specifica varietà in un territorio definito è in grado di presentare alcuni tratti caratteristici che la distinguono. Lo studio della composizione chimica del prodotto con la metabolomica, associato all’intelligenza artificiale, è un approccio promettente e futuribile per la tutela delle produzioni tipiche”.
La ricerca proseguirà su un’altra vittima designata delle frodi, il vino, con un doppio scopo sia in termini di autenticità, sia di qualità. Si partierà dall’Amarone.