Sorpresa, dopo la pandemia siamo diventati più sociali

di Carla

Insieme è meglio e cambiare si può. A un’ indagine BVA Doxa con Kozel, il 54% degli intervistati ha risposto che collaborare e sostenersi a vicenda fa bene all’autostima e consente di raggiungere gli obiettivi personali più difficili con maggiore entusiasmo. Questo dato, insieme agli altri della ricerca, mostra come la pandemia, con i suoi tempi morti obbligati e il senso di solitudine che ha colpito molti, abbia cambiato lo stile di vita degli italiani. Minor tollerenza allo stress e maggior predisposizione al cambiamento, intanto. Il 74% degli intervistati, infatti – si parla di circa 3 persone su 4 – ha cambiato vita, ripensando piccole abitudini (35%) o, addirittura, apportando cambiamenti più consistenti (39%) come trasferirsi in un’altra Regione o Paese, o intraprendere un percorso professionale inaspettato.
Al centro della rivoluzione le relazioni sociali e familiari: in città, sentirsi parte di una comunità, per il 65% degli italiani, ha assunto un significato diverso.  Ma cos’è che rende tale una comunità? La collaborazione tra le persone (47%), l’ospitalità (34%), la partecipazione (31%), l’appartenenza a un gruppo nel quale ciascuno è importante per l’altro (29%), tradizioni condivise (26%) oltre che luoghi fisici in cui poter tornare a incontrarsi di persona stabilmente (25%), dopo la distanza forzata imposta dalla pandemia.
“La città si è trasformata in un villaggio, assecondando le esigenze di chi la abita e arricchendosi di
quelle piccole connessioni dimenticate che tornano a impreziosire la quotidianità: il bar come punto di
ritrovo, la bottega di quartiere in cui soffermarsi tra una chiacchiera e un acquisto, il parco di zona – spiega Francesca Bandelli, Marketing & Innovation Director di Birra Peroni – Tante nuove abitudini che, seppur piccole e apparentemente insignificanti, sono entrate a far parte del nostro stile di vita e si riflettono sui consumi”.
C’è chi ha rafforzato il legame con la famiglia e gli amici (37%), stretto amicizia coi vicini (20%) e ripensato molte occasioni di incontro (15%); chi ha accresciuto la partecipazione alla vita della comunità (12%) magari prestando aiuto ai vicini meno giovani o anziani (15%) o facendo offerte anche economiche per sostenere iniziative solidali (12%).
Dall’analisi delle risposte emerge, inoltre, che vivere come una comunità influisce positivamente
sull’esistenza delle persone, che si mostrano invogliate a cercare alternative migliori e di migliore
qualità (42%), ad allargare i propri orizzonti e a sperimentare (40%). Senza dimenticare che per il 54% del campione il lavoro di squadra contribuisce a stimolare l’ambizione e l’autostima, consentendo di affrontare gli obiettivi più difficili con maggiore entusiasmo. Predomina, in ogni caso, una complessiva tendenza alla valorizzazione di questi temi: solo il 17% degli intervistati non riconosce giovamenti nella collaborazione e nelle dinamiche di gruppo.