Giorni fatali per l’Amazzonia

di Carla

Il combinato della nefasta presidenza Bolsonaro e del virus potrebbero dare il colpo di grazia alla foresta amazzonica e ai suoi ultimi abitanti autoctoni.  Mentre cresce l’allarme per il contagio nel paese, con le vittime più che duplicate nelle ultime due settimane e il sistema sanitario  versa sull’orlo del collasso, diverse associazioni segnalano la gravità della crisi dell’area verde più grande e minacciata del pianeta. Che si riduce, letteralmente, a vista d’occhio. L’anno scorso la deforestazione ha raggiunto i livelli più altri dal 2008 e quest’anno si teme un sorpasso.
Del resto, e facendo grazia dei recenti, disastrosi incendi, l’estrazione illegale di oro cresce incontrastata e l’attività mineraria porta con sé, oltre alla devastazione dell’ambiente, sostanze fortemente inquinanti che finiscono nei fiumi e nel terreno, peggiorando ulteriormente il degrado.
Ma l’Amazzonia non è solo alberi, qui vivono anche le ultime tribù indigene, alcune finora incontattate, cioè mai entrate in contatto con il mondo esterno, e quindi, tra l’altro, particolarmente vulnerabili a ogni virus. Lancia l’allarme da tempo, e inascoltata, Survival, l’associazione che si occupa della tutela dei popoli indigeni.
Accade nella Valle Javari, che ospita la più grande concentrazione del pianeta di queste comunità e dove, proprio in questi mesi i garimpeiros sono arrivati in forze per dragare il fiume Jutai alla ricerca del loro Eldorado, invadendo l territorio degli indiani Korubo; nel silenzio, se non con l’appoggio del governo centrale.
Anche il territorio di Ituna Itata, già duramente provato dagli incendi dell’anno scorso è stato preso di mira, così come la riserva degli Uru Eu Wau Wau, presa d’assalto da allevatori e taglialegna alleati per espandere le loro attività. Proprio lì, fatalità, il mese scorso è stato assassinato, con quattro colpi di pistola alla testa, Ari Uru-Eu-Wau-Wau.uno dei “guardiani della foresta” che cercano di opporsi allo scempio.
I trafficanti di legni pregiati stanno distruggendo la foresta nel territorio indigeno di Ararriboia, nel nord est dell’Amazzonia. Lì vivono gli Indiani Awá incontattati – la tribù più minacciata al mondo.
Questo accade, secondo Survival per tre motivi;  le manovre del governo del Presidente Bolsonaro hanno indebolito drasticamente le agenzie federali che prima proteggevano le terre indigene dell’Amazzonia; molti dei gruppi incaricati di tenere gli invasori fuori dai territori delle tribù incontattate non possono operare a pieno regime;; una mossa concertata dal Presidente per aprire i territori indigeni allo sfruttamento, sta incoraggiando ondate di invasioni territoriali.
Bolsonaro sta facendo grande pressione perché il Congresso approvi il suo Decreto Presidenziale MP910, noto come “il decreto del land grabbing”, che comporterebbe la vendita di vaste aree indigene a scopo di sfruttamento commerciale. Nei giorni scorsi è stato bloccato un primo tentativo di mettere ai voti il decreto, ma la prossima settimana potrebbe tornare nuovamente al Congresso in altra forma.
E tutto questo diffonde, anche il virus: in Brasile, il numero confermato, e quindi con ogni probabilità del tutto sottostimato, di indigeni con il coronavirus ha raggiunto quota 308, e ci sono già stati almeno 77 decessi. Poca roba rispetto a 5 milioni di contagiati nel mondo? Certo, ma stiamo parlando di popolazioni che contano 200-300 persone e che fin qui già non se la passavano benissimo.