Koala

di Carla

Circa 60.000 koala (Phascolarctos cinereus) sono stati colpiti dalle fiamme che hanno devastato l’Australia da giugno 2019 a febbraio 2020. Secondo il report del WWF “Impacts of the unprecedented 2019-2020 bushfires on Australian animals” le peggiori perdite si sono registrate a Kangaroo Island, con 40.000 koala potenzialmente colpiti e nelle foreste di Victoria, dove vivevano 11.000 di questi preziosi marsupiali. Nel New South Wales si stima che 8.000 koala siano rimasti coinvolti negli incendi, quindi uccisi o feriti.
Per una specie già considerata a rischio e in declino nell’Australia orientale, il colpo è stato terribile. Questo marsupiale, un tempo abbondante nelle foreste di eucalipto del continente, è stato decimato dalla perdita di habitat, dalla diffusione di malattie (es. Clamidia) e dagli eventi climatici estremi sempre più intensi e frequenti negli ultimi anni, che hanno causato periodi record di siccità e incendi. Il riscaldamento globale rappresenta una minaccia continua, che aumenta da un lato la frequenza e l’estensione degli incendi boschivi nei periodi di siccità, e dall’altro riduce la qualità delle foglie di eucalipto, che rappresentano la quasi totalità della dieta del koala. Gli incendi hanno distrutto foreste umide, e si sono propagati attraverso aree naturali che fungono da corridoi ecologici per i koala. Parte di questi territori erano già frammentati a causa del disboscamento. Ogni anno tra 300.000 e 500.000 ettari di foresta nativa e boschi vengono infatti abbattuti in tutta l’Australia.
A seguito degli incendi 2019-2020 si stima una riduzione del 72% nel numero di koala in sei aree della costa settentrionale dell’Australia. All’inizio del secolo scorso si contavano centinaia di migliaia, se non milioni, di koala, mentre oggi in Australia orientale ne restano solo 35.000.